lunedì 19 marzo 2007

Scelta delle azioni

Il commento sull' S&P/MIB e` molto piu` articolato rispetto a quello per i singoli titoli per l’importanza che esso riveste nel misurare il “momentum” attraversato dal mercato. L'aggiornamento dei grafici e` giornaliero, mentre quello dei loro commenti varia nella misura in cui la situazione lo richieda.
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La scelta delle cinque azioni proposte si basa sulla situazione grafica in cui le stesse versano: si individuano, quando ve ne sia la possibilità, quei titoli già in tendenza rialzista di medio-lungo periodo, o che hanno dato segnali d’inversione derivanti da modelli grafici statisticamente attendibili.
Al comparire di segnali d’uscita dalle posizioni i titoli verranno sostituiti da altri con le caratteristiche di cui sopra, in modo da avere come riferimento sempre cinque titoli.
Nei casi inevitabili in cui la tendenza di medio-lungo periodo invertirà negativamente, si dovranno attendere periodi anche piuttosto lunghi prima che il sistema torni a generare segnali positivi e rassicuranti. Star fuori dal mercato e non subire perdite rappresenta comunque “un ottimo investimento”.
Si può ingrandire ogni singolo grafico con un semplice clik.

venerdì 16 marzo 2007

Usiamo un Trading System

Perché? Perché il mercato con le sue continue oscillazioni genera ottimismo e pessimismo, che difficilmente possono essere filtrati dal comune investitore; al contrario un Trading System coi suoi algoritmi e' in grado di segnalare la corretta posizione nelle fasi spesso contraddittorie espresse dal mercato.
Esso sustituisce il buon senso e la giusta valutazione che si dovrebbe avere durante la fluttuazione dei prezzi, decidendo al nostro posto cio che e' piu' opportuno fare.
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I grafici sono stati potenziati dall’aggiunta di un sistema esperto (Expert System o Trading System) che ne colora le barre in funzione del segnale che il sistema stesso genera, un po’ a mo’ di semaforo. Se infatti l’ Expert rileva che nelle variazioni dei prezzi vi e' una tendenza di fondo a farli salire, inserisce la prima barra blu, poi via via se la fase si mantiene tale continua a produrne altre. Quando vi e' un indebolimento del momento positivo, genera barre nere (neutrali), che a seconda dei casi specifici possono essere interpretate anche come segnale di uscita dalle posizioni detenute, specie a seguito di fasi particolarmente speculative per tentare di trarre il massimo profitto conseguito dal movimento precedente. Quando l’indebolimento e' tale da mettere in discussione la positività del trend il TS genera barre arancio (a volte senza aver prodotto prima barre nere). La fine di questa fase e' annunciata dal ritorno della prima barra nera, che generalmente conferma la diminuzione della pressione ribassista (o correttiva). Anche qui e' possibile che si generino barre blu senza che barre nere compaiano in precedenza: questo evento compare principalmente in fasi in cui non prevale una direzione decisa del mercato; a volte pero` può capitare che lo stesso fenomeno si manifesti a seguito di forti escursioni di prezzo, tali appunto da far saltare la fase neutra.
Nel grafico a barre settimanali (raffigurante il medio periodo) e' inserito un Expert con lo stesso significato di quello appena discusso; nella parte bassa e' presente un nastro colorato con le scritte +A+ e -V- (acquista, vendi), anch’esso un Expert riferito ad un periodo ancora più lungo. Questo non genera colori indicanti neutralità in quanto essendo esso stesso un filtro più ampio di quello rappresentato dal medio periodo, non necessita di ulteriori passaggi per entrare o uscire dagli acquisti.
Pur non costituendo il rimedio per tutte le occasioni (come tutti i sistemi basati sulla statistica), la sua attendibilita ed efficienza si valuta nel lungo periodo.




Nell’esempio in figura e' rappresentato il grafico dell’indice COMIT a barre mensili in scala semi-logaritmica a partire dal 1975 ad oggi (gli indici attuali allora non esistevano). Notare come il sistema segnali con precisione tutti i punti di svolta del mercato, accompagnando l’investitore fino al massimo profitto realizzabile, e mantenendolo fuori dal mercato durante tutte le fasi ribassiste.

giovedì 15 marzo 2007

Didattica

Premessa.

Non e’ nell’intento di questa sezione della rubrica affrontare le varie metodologie operative applicabili dallo studio dell'analisi tecnica dei grafici, poiché ciò impegnerebbe un campo troppo vasto; tuttavia ritengo sia importante conoscere la tecnica di base su cui impostare un acquisto (vendita) basandosi su principi statisticamente validi.

Essendo la nostra analisi fondata essenzialmente sull’ osservazione dei grafici, e’ proprio su di essi che focalizzeremo la nostra attenzione. Vi sono molti tipi di grafici anche molto diversi fra loro, ma quelli che ci interessano sono due: lineari (hanno un solo riferimento: la chiusura) e a barre (o a candele giapponesi, ormai i più diffusi). Ogni singola barra (candela) che va a formare un grafico e’ costituita da quattro elementi: apertura, massimo, minimo, e chiusura. Quindi ogni barra contiene l’oscillazione dei prezzi dell’intero periodo che essa rappresenta (dieci minuti, un’ora, un giorno, ecc.).

L’esempio illustra un classico grafico a barre. Il breve segmento a sinistra mostra sempre l’apertura, mentre quello a destra sempre la chiusura.



L’esempio in figura mostra due candele di un grafico a candele giapponesi (candlestick): una rialzista (chiusura maggiore dell’apertura) dall’aspetto bianco perché bianco e’ lo sfondo (vuota quindi); l’altra ribassista (chiusura minore dell’apertura) dall’aspetto scuro (piena).

Si sarà notata la similitudine fra i due tipi di grafico, la differenza sostanziale consiste nell’immediatezza della lettura del candlestick. A volte si può sentir parlare di barre intendendo dire “candele”: l’errore e’ minimo in quanto i due grafici sono strutturati allo stesso modo, ecco perché li si può far rientrare in un’unica categoria. Per semplificazione si userà sempre il termine “barre”.

Considerazioni.

Un trend (tendenza) e’ caratterizzato da una serie di impulsi di onde che procedono nella stessa direzione.
Nei casi in cui non vi sia tendenza, sul grafico appare un movimento ciclico orizzontale (trading range), i cui punti di riferimento sono solo i minimi e i massimi del campo d’oscillazione. E’ principalmente durante questa fase che si dovrà porre la massima attenzione, poiché i TS sono molto meno efficaci e puntuali, tanto da produrre a volte delle perdite. La fase di trading range si esaurirà con la ricomparsa di un nuovo trend.


Operatività.

Quando il nostro sistema esperto ci da` un segnale di vendita o di alleggerimento delle posizioni acquisite, noi eseguiamo l’operazione aspettando che poi ci dia l’input per rientrare. Tutto questo non va messo in discussione perché il TS, e’ dimostrato, ha quasi sempre ragione. Nel caso pero` che il TS abbia fatto due o tre imprecisioni consecutive, ci avverte che non ci troviamo più in fase di trend, ma di congestione che poi potrebbe mutarsi in trading range. A questo punto se si vuole trarre profitto anche da questa situazione si deve mutare strategia: qui entra in gioco quanto appena accennato sull’aspetto delle barre.
Ogni volta che i prezzi scendono in prossimità del supporto si osserva che le barre sono quasi tutte scure (l’opposto quando salgono): al momento in cui il massimo della prima barra bianca (vuota) che compare viene superato, proprio in virtù del fatto che si e’ in presenza di un supporto, si entra in acquisto con stop immediatamente sotto il recente minimo. La resistenza, ovvero il massimo precedente sarà l’obbiettivo da raggiungere; lo stesso procedimento si adotterà ragionando all’inverso per uscire, sostituendo la barra bianca con una scura, che annuncia che i prezzi stanno girando nuovamente.
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Nell’esempio riportato si può notare come la metodologia suggerita consenta di operare col minimo rischio sui bordi più estremi del trading range. “Inverted hammer” e’ il nome di un pattern assimilabile in questo caso ad una barra scura.

mercoledì 14 marzo 2007

Glossario

Accumulazione: movimento laterale dei prezzi al termine del quale gli stessi si muovono al rialzo.
Benchmark: paniere.
Bluechips: ovvero titoli guida: azioni a più alta capitalizzazione, quindi più importanti del listino.
Bottom: minimo.
Breakout: rottura al disopra o al disotto di un determinato livello di prezzo.
Distribuzione: movimento laterale dei prezzi al termine del quale gli stessi si muovono al ribasso.
Candlestick: grafico a candele giapponesi.
Congestione: area in cui i prezzi oscillano tra minimi e massimi precedenti per un periodo da due a quattro settimane.
Duration: tiene conto delle cedole pagate nella "durata" della vita di un titolo. Varia percentualmente alla stessa durata se i tassi salgono o scendono dell' 1%.
Engulfing: figura del candlestick che in presenza di supporti o resistenze determina spesso un movimento contrario al precedente; viene definito bullish o bearish (rialzista o ribassista).
Expert System (ES): sistema automatico in grado di generare segnali operativi di compra-vendita.
Flag: letteralmente "bandiera"; consta di poche barre a formare una specie di rettangolino, all'uscita dal quale i prezzi accelerano andando a formare "l' asta" completando così il modello.
Gap: salto di prezzo al disopra o al disotto della quotazione precedente.
Hammer: modello rialzista del candlestick.
Indicatore: medie mobili, oscillatori e volumi sono degli indicatori.
Inverted Hammer: modello ribassista del candlestick.
Leg: letteralmente "gamba" (rialzista o ribassista), ossia un movimento diretto fra un minimo e un massimo, o viceversa (così "/" o così "\". Due legs opposte formano un Swing.
Media mobile (MM): metodo per calcolare il valore medio del prezzo di uno strumento finanziario, o di un indicatore, entro un periodo di tempo (es.: una MM 20 gg. e` la media di 20 giorni di quotazioni).
Oscillatore: calcolo matematico applicabile a un prezzo, a un volume, o a qualsiasi indicatore. Il risultato e' un valore rappresentabile graficamente, che si usa per anticipare i futuri cambiamenti dei prezzi.
Pattern: configurazione, modello grafico al completamento del quale di solito segue un deciso movimento dei prezzi.
Pullback: movimento a ritroso dei prezzi rispetto alla direzione principale.
Resistenza: area in cui si vende.
Stop Loss (Profit): Limite oltre il quale si rischierebbe di andare in perdita (si vanificherebbe il profitto).
Supporto: area in cui si compra.
Swing: movimento composto da due legs: così "/\", o così "\/".
Target: obbiettivo.
Top: massimo.
Trading: compra-vendita.
Trading range: come nella congestione, ma il periodo di durata va oltre le quattro settimane.
Trading System (TS): sistema automatico in grado di generare segnali operativi di compra-vendita.
Trailing Stop: Serie di stop a salire (scendere) per tentare di cogliere il massimo profitto realizzabile.
Trend: tendenza.
Trendline: linea di tendenza.
Volume: quantitativo di azioni o contratti scambiati durante una seduta borsistica.

martedì 6 marzo 2007

Cosa sono gli ETF?

Il termine ETF è l’acronimo di Exchange Traded Fund, un termine con il quale si identifica una particolare tipologia di fondo d’investimento con due principali caratteristiche: è negoziato in Borsa come un comune titolo azionario; assicura gli stessi rendimenti dell’indice benchmark di riferimento.
Gli ETF sono caratterizzati inoltre da un innovativo meccanismo di funzionamento, definito “creation/redemption in kind” (“sottoscrizione/rimborso in natura”), che consente una puntuale replica dell’indice e un maggior contenimento dei costi rispetto ad un fondo tradizionale. Gli ETF quotati attualmente sono 108, e permettono di operare su di un’ampia scelta di strumenti, azionari ed obbligazionari riferiti a diverse aree geografiche. In pratica l’ETF consente, in maniera immediata, di prendere posizione su un indice azionario (globale, regionale, settoriale, ecc..), su un indice obbligazionario (costituito da titoli di stato oppure da titoli corporate) o su un basket di materie prime, attraverso un’unica operazione di acquisto/vendita.
Per l’investitore intervenire sul mercato degli ETF è molto semplice: un ETF si compra e si vende come un’azione sul Mercatro ETF Plus (segmento A). La negoziazione è continua (senza aste) a partire dalle 09:05 fino alle 17:25. Questo strumento si presta bene anche all’utilizzo da parte del piccolo risparmiatore, dal momento che il lotto minimo di negoziazione è pari a 1 azione = 1 quota di ETF. Anche per ciò che riguarda le spese non vi sono sorprese, dal momento che i costi di negoziazione sono indicativamente gli stessi previsti per le azioni.
Per quello che riguarda le commissioni di gestione annue è invece necessario soffermarsi a chiarire gli aspetti sostanziali. Ogni ETF è caratterizzato infatti da proprie Commissioni Totali Annue (TER) che ad oggi variano a seconda dello strumento da un minimo di 0,165% all’anno a un massimo di 0,90% all’anno. Le commissioni annue sono pagate in proporzione al periodo di detenzione dell’ ETF e sono trattenute ogni giorno, per la quota parte di competenza, dal gestore dell’ ETF: si noti che in questo modo i prezzi di acquisto e di vendita che il risparmiatore può seguire su Borsa Italiana sono già al netto di tali commissioni per cui né l’investitore finale né il suo intermediario sono tenuti ad operare alcun versamento. Non è prevista nessuna commissione di “Entrata”, di “Uscita” e di “Performance”, a differenza di quanto accade usualmente con i fondi comuni.
Altre spiegazioni tecniche che possono interessare il risparmiatore riguardano la valuta di Negoziazione e di Liquidazione, che è l’Euro, la liquidazione, che avviene in Monte Titoli dopo 3 giorni lavorativi, rispettando quindi le stesse modalità seguite anche dalle azioni, ed i dividendi, che l’ETF incassa a fronte delle azioni detenute nel proprio patrimonio, che sono, a seconda delle regole che il gestore indica nel prospetto di ciascun ETF, distribuiti periodicamente agli investitori oppure capitalizzati nel patrimonio dell’ ETF stesso.
Ancora una precisazione in merito alla valuta: nel caso in cui l’ ETF abbia come benchmark un indice statunitense si è esposti al rischio di cambio Euro/Dollaro (EUR/USD). L’indice in oggetto è infatti rappresentativo di azioni denominate in USD mentre l’ETF è negoziato in Euro per cui, il rendimento in EUR dell’ETF è la somma di 2 componenti: la prima l’apprezzamento o il deprezzamento dell’indice “statunitense”, la seconda l’apprezzamento o il deprezzamento del tasso di cambio EUR/USD.
Una domanda che il risparmiatore si rivolgerà quasi certamente prima di intraprendere l’operatività su questo mercato riguarda la liquidità degli ETF, cioè la facilità con la quale è possibile costruire o smobilizzare una posizione. E la risposta è tranquillizzante, dal momento che la liquidità degli ETF è assicurata da uno Specialist con obblighi di quotazione in continua (“spread massimo bid-ask” e “quantità minima esposta”) e da eventuali Liquidity Providers (market maker non ufficiali). Per il risparmiatore che nutrisse dubbi sulla validità dello strumento è utile ricordare che da circa 10 anni, i maggiori utilizzatori degli ETF sono gli investitori istituzionali, che ne apprezzano gli standard di trasparenza e di efficienza.
Una volta chiariti gli aspetti teorici principali riguardanti gli ETF viene il momento di affrontare quelli pratici. Ad esempio, a chi rivolgersi per l’acquisto di un ETF? Anche in questo caso la risposta è tranquillizzante: l’ordine di acquisto/vendita può essere inoltrato attraverso la propria Banca o SIM utilizzando gli usuali canali (internet, sportello, promotore, ecc.). L’investitore non deve quindi apprendere nessuna nuova nozione. Il trading su questo strumento è analogo a quello delle le azioni, le difficoltà di apprendimento per chi già opera con gli strumenti tradizionali e' quindi nulla.
Date le sue caratteristiche, l’ ETF si presta a varie modalità d’impiego: investimento di medio-lungo termine, trading anche di tipo intraday, e vendita allo scoperto al fine di prendere una posizione ribassista sull’indice benchmark. La possibilità di diversificare facilmente il portafoglio, la precisione con cui viene replicato l’indice benchmark e i bassi costi di gestione fanno si che l’ ETF sia particolarmente adatto anche alla alla costruzione di un piano di accumulo (PAC) attraverso versamenti periodici, anche di piccola entità, effettuati dai singoli investitori. Gli ETF non sono esposti ad un rischio di insolvenza (e di conseguenza non richiedono un rating) neppure nel caso in cui le società che ne hanno curato o curano le attività di costituzione, gestione, amministrazione, marketing, ecc. risultino insolventi. Questo perché gli ETF quotati sono, a seconda dello strumento, o Fondi Comuni di Investimento oppure SICAV che, come noto, hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società appena menzionate.
Non deve invece essere dimenticato che gli ETF sono ovviamente esposti al rischio che le azioni, le obbligazioni e gli altri strumenti in cui è investito il loro patrimonio perdano valore.
Per sapere tutto su questo strumento innovativo (come trovare il nome dell’ ETF che interessa, cod. ISIN, ecc.) consulta il sito Borsa Italiana.